Dubbi e Timori

domande frequenti

Psicologia del silenzio?

Il paziente chiede: ma lei è di quelli che stanno sempre zitti? Assolutamente no. Ascolto con tutta me stessa ma non sto tutto il tempo in silenzio, al contrario, interagisco  a volte  con passione ed energia, spessissimo con umorismo, ma sempre con sincera partecipazione e rispetto per la persona e le sue vicende.

Fidarsi o non fidarsi?

Spesso chi va in terapia è convinto di essere massimamente disponibile verso la risoluzione del suo problema e ritiene di dare piena fiducia al professionista. Quasi mai è vero. E non potrebbe essere altrimenti.
La fiducia va guadagnata, il paziente deve poter mettere alla prova chi ha di fronte e, al di la delle proprie dichiarazioni e della propria convinzione, è proprio ciò che regolarmente fa, in mille modi.
Egli si fa co-costruttore di relazione sottoponendo  il terapeuta  a  continui test, a volte diplomatici, a volte francamente aggressivi, ma quasi sempre inconsciamente. D’altronde è ciò che avviene abitualmente in tutte le relazioni; compito dello psicologo è comprendere dal  modo con cui la persona costruisce la sua fiducia o mantiene la sua diffidenza, qual è il suo schema relazionale. Reagendo secondo schemi nuovi e più maturi egli tenta quindi di modificare gli aspetti ripetitivi disturbanti e inamidati delle relazioni interne del paziente.

Insight

Come una specie di Sherlock Holmes della mente cerco  di calarmi  nel  mondo interiore della persona che ho di fronte  per cercare anche minimi indizi che mi conducano a sintesi connettive. Sono queste connessioni fra il suo presente ed il suo passato e tra manifestazioni esterne  e sensazioni interne,   che, quando espresse, creano un senso di riconoscimento e di chiarezza spesso terapeutici in se’.
È magico l’attimo in cui il paziente pronuncia il famoso”haa!” e un lampo di comprensione llumina il suo sguardo! I tecnici lo chiamano “insight”.

Le Credenze

Insieme con il paziente verifichiamo il contenuto e la validità delle sue credenze, ed anche questo crea un senso insieme di meraviglia e di rilassamento nel vedere che non c’è mai nulla di scontato nella vita umana e che tutto può essere ridefinito.
Cerco  di allenare il paziente ad essere curioso,  coraggioso,  autonomo, attento alle proprie reali necessità.
Gli chiedo di essere vigile per riconoscere i giochi in cui spesso l’ambiente lo induce a sua insaputa ad interpretare un ruolo stereotipato. Una persona deve poter scegliere se accettare o no di stare a quel gioco.
Al momento giusto lo stimolo a mettere in pratica quanto di nuovo va delineandosi nella sua mente e nel cuore, cercando insieme a lui concretamente di capire come fare. Non si puo’ scindere quanto avviene in studio dall’applicazione concreta nel mondo esterno ad esso.

Il Sovvertimento

Il timore all’inizio può essere di sovvertire la propria vita, ma che senso ha impiegare le proprie risorse per lasciare tutto, sofferenza compresa, esattamente come prima? Certamente bisogna maturare la motivazione a farlo, ma quando tutto è pronto le cose poi scorrono con molta minor fatica di quanto si pensava all’inizio. Si procede passo dopo passo, per obiettivi frazionati e non per indigestioni e cannonate…
Senza contare il fatto che nel corso o alla fine di un percorso psicoterapeutico può accadere di scoprire che le scelte compiute finora sono state in realta’ le migliori alternative possibili in quel dato contesto.  Allora non resta che accettare ciò che non è conveniente modificare, ma con un’ottica diversa e realistica. Infatti  teniamo presente che non sempre le nostre fantasie ci conducono su terreni fertili.
In compenso, se ci si pensa bene, a parte casi eccezionali ( ma in fondo anche in quelli ) c’è sempre un’alternativa. La nevrosi è proprio non saper rinunciare a nulla e, come bimbi avidi, e pretendere tutto.

Ambiente-Plagio-Dipendenza

Alcuni temono di essere plagiati, ma questo non avviene mai, anzi! si asseconda ogni realizzazione concreta che vada nella direzione del cambiamento, sostenendo la persona nelle sue scelte autonome. In realtà spesso è l’ambiente che plagia e resiste  a quelle che interpreta come ingerenze dello psicologo nel sistema di cui il paziente fa parte, attuando forme più o meno sottili di boicottaggio della terapia.
Per non parlare poi dei frequentissimi casi in cui l’ambiente disturbato considera il paziente, l’anello debole, la pecora nera, l’elemento di disturbo aggiustato il quale fantastica di raggiungere la perfetta felicità. A questo deve servire la psicologa nelle sue intenzioni.
In realtà di un sistema ( familiare, sociale, lavorativo ) il paziente che giunge in terapia è frequentemente l’unico elemento sano, non fosse altro che per la sua disponibilità a mettersi in gioco.
Infine molti temono di diventare dipendenti dalla psicologa, ma l’obiettivo della psicoterapia, è esattamente l’opposto, cioè la conquista dell’autonomia.

La Fine della Terapia

Che soddisfazione quando il paziente in pratica mi dice ”non ho più bisogno di lei”! Bene, è per questo che abbiamo lavorato. Allora si diradano le sedute fino a quando si giunge ai saluti finali, anche se il terapeuta resterà sempre a disposizione del suo assistito.
E qui potremmo dire molto su questa fase ultima del cammino terapeutico, le implicazioni sono profonde, come sempre quando si parla di relazioni; ma infine questo è il momento per cui si è tanto e tanto intensamente lavorato e quando giunge abbiamo una sensazione simile a quella che si prova dopo aver fatto le grandi pulizie di primavera: tanto è stato buttato, tanto è stato ritrovato e tanto è stato ricollocato; la casa è la stessa ma l’ordine è cambiato.

Incontriamoci!

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